venerdì 5 maggio 2017

semina disordine

Nei vicoli c'è troppa gente, fa caldo e l'aria è impregnata del fumo di un'erba che, stando all'odore, deve essere una merda. Riconosco tra la folla una potenziale rivale, non è poi particolarmente bella. Una tizia ruba una bottiglia di birra da un tavolino e mi sorride complice, la voce sottile di un metallaro di 120 kg mi spiazza. Rivedo la mia potenziale rivale, è davvero troppo bionda. 
È una di quelle sere in cui voglio assistere alla vita e non prendervi parte. 
Ci facciamo largo a spintoni, e nella concitazione rompo una scarpa. A piazza vari c'è un gruppo che riarrangia pezzi classici della musica italiana in chiave ska-punk, mi fanno sempre venir voglia di ballare anche se sono un po' dozzinali, ma ora sono malinconica, esco fuori, mi siedo e mi guardo intorno. Lo spettacolo è tristemente rassicurante, decine di ragazze e ragazzi tutti uguali, che bevono gli stessi drink e scattano troppi selfie, un esercito di cloni che obbedisce all'omologazione, spinti da un disperato bisogno di accettazione che li porta ad annullarsi, vogliono essere come la tipa famosa su instagram o il cantante di amici perché così sarebbero attraenti per un mondo anestetizzato incapace di apprezzare la diversità. La sigaretta è finita e mi accingo a rientrare, ma una scritta sul muro attira la mia attenzione: "SEMINA DISORDINE", quell'esortazione a rompere gli schemi fa a pugni con ciò che ho intorno, vorrei seminare anarchia e ribellione ma stasera sono troppo stanca, riesco solo a protestare silenziosamente tirandomi fuori dalla dittatura del divertimento ad ogni costo.
Durante il viaggio di ritorno mi perdo nei miei pensieri, ho urgenza di scrivere, e mi rimbombano nella testa i preziosi consigli di una persona che mi esorta a seguire il flow e non censurarmi quando scrivo, dovrei ascoltarlo ed osare di più, dar voce alle emozioni, ma sono frustrata perché non riesco a trovare le parole per descrivere il nichilismo che mi attanaglia lo stomaco: vedo morti in divisa H&M che camminano e che hanno valore sociale in funzione di quanti like ricevono su instagram, il mondo là fuori va a puttane, e io non trovo un briciolo di speranza.
Forse sono solo assonnata e ho visto troppe puntate di black mirror, ma continuo a pensare a quella scritta. Seminare disordine, portare a spasso il caos, togliersi i vestiti fast fashion e il rossetto alla moda, fotografare i fiori e le scritte sui muri, parlare con le persone guardandole negli occhi, trovare aggettivi e non hashtag.
Ok, ho ritrovato almeno la voglia di rompere i coglioni, forse la speranza non è lontana.

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